Fratello buono, fratello cattivo by Matti Rönkä

Fratello buono, fratello cattivo by Matti Rönkä

autore:Matti Rönkä
La lingua: deu
Format: mobi
Tags: Matti Rönkä, giallo nordico, Fratello buono, finlandia, fratello cattivo, giallo finlandese, thriller
editore: Iperborea
pubblicato: 2013-02-21T23:00:00+00:00


15

Al telefono si presentò come un avvocato, sciorinò i cognomi dei titolari del suo ufficio legale e alla fine, con il poco fiato che gli rimaneva, aggiunse il proprio, Lepistö, come tra parentesi. Non volle dirmi di che si trattava ma chiese con insistenza un appuntamento. Ci accordammo per vederci nel mio ufficio di Hakaniemi.

Lepistö arrivò puntuale, parcheggiò l’Audi grigia sulla strada e andò a cercare un parchimetro. Poi entrò con la sua valigetta. Era un giovane in abito grigio, con la camicia a quadri, la cravatta a righe e le guance rosse.

“Dica”, feci io, dopo aver ascoltato per la seconda volta la litania della presentazione. L’avvocatino era ancora in piedi, si azzardò a sedersi anche se non lo avevo invitato a farlo.

“Sì, cioè”, cominciò schiarendosi la gola, e poi proseguì più formalmente: “Il nostro ufficio rappresenta un cliente coinvolto nel cosiddetto caso del doping della Federazione Sci.”

Dentro di me mi domandai che significasse quel «cosiddetto». Alzai le sopracciglia in attesa, ma Lepistö non si decideva a continuare, così ripetei le sue ultime parole: “Il caso del doping, e allora?”

L’uomo di legge – o piuttosto il ragazzino dei commi, pensai – sembrava cercare aiuto, ma poi si fece coraggio: “Il nostro cliente è un allenatore che lavora nella Finlandia Centrale, lei lo conosce. A causa di qualche consulenza prestata alla Federazione Sci è stato interrogato nell’ambito di questa inchiesta. E ora vorremmo in un certo senso coordinare…”

“Ah, ho capito”, lo interruppi. “Pavel vuole sapere che cosa ho detto, oppure mi vuole chiedere di non dire niente, o di addossarmi ogni colpa.” Le chiazze rosse sulle guance di Lepistö si illuminarono come segnali d’allarme.

“Maledizione! Se mi ritrovo nella merda, è grazie ai casini che ha combinato lui. Di’ a Pavel che uno dei suoi documenti, un piccolo, innocente programma farmacologico, è stato ritrovato in una delle mie cartelle. Di sicuro non me ne assumerò io la responsabilità, dovrò per forza fare presente che è roba sua. Diglielo pure.”

Lepistö teneva in grembo la ventiquattrore come per proteggersi il diaframma e il basso ventre dai colpi. Continuai a martellare: “Di’ a Pavel che metta in chiaro il suo commercio all’ingrosso di farmaci senza tirarmi in mezzo. A me basta la semplice verità. E avvisalo che ho buona memoria. Qualunque cosa faccia, giusta o sbagliata, me ne ricorderò. Digli così, parola per parola.”

“Va bene, il messaggio è chiaro. Gli dirò tutto. Tengo però a precisare che il mio cliente non intendeva accampare nessuna pretesa, ecco, per evitare malintesi.” Prese la ventiquattrore e fece per andarsene, ma arrivato alla porta tornò indietro. “Comunque grazie e arrivederci.” Mi porse la mano.

Gliela strinsi.

“Niente di personale”, dissi guardandolo negli occhi.

Lepistö arrossì e se ne andò.



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